lunedì 24 settembre 2012

Julian's Treatment - Julian Jay Savarin - A Time Before This



JULIAN’S TREATMENT
A TIME BEFORE THIS
Young Blood
1970

 
Una storia fantastica divisa in dodici capitoli musicali e un viaggio fra galassie e mondi misteriosi, questo è quanto vi aspetta nel bellissimo album dei Julian's Treatment pubblicato dalla Young Blood nel 1970, uno dei primi componimenti rock incentrati su vicende fantascientifiche che nel caso specifico scaturivano dalla poliedrica penna di Julian Jay Savarin, un nero di Santo Domingo arrivato a Londra nel 1962.
Il personaggio è tra i più singolari dell'epoca, non tanto per le doti di tastierista, non era infatti un virtuoso, ma per la sua vena medianica e spirituale con la quale infarciva racconti e novelle fantasy che col tempo acquisirono anche un certo peso letterario. La sua musica è altrettanto interessante, distante dagli eccessi di certo prog rock in voga all'epoca, è racchiusa in un paio d'album usciti a poca distanza uno dall'altro.
Questo "A Time Before This" è un doppio vinile che all'epoca scivolò quasi inosservato mentre oggi cattura facilmente l'attenzione degli amanti dello “space rock”, si tratta infatti di una trasposizione concettuale di alcuni poemi sci-fi dello stesso Savarin; anche musicalmente l'ambiziosa opera è interamente composta dal tastierista con l'accompagnamento del chitarrista Del Watkins, del bassista John Dover, del batterista Jack Drummond e dalla cantante australiana Cathy Pruden, voce eterea e da regolarsi possentemente a piacere. I due vinili denominati "First" e "Second Prophecy" contengono una serie di brani che si alternano tra narrazioni strumentali e canti con qualche strascico psichedelico in "Black Tower", con ottimi duetti tra flauto e tastiere, in "Alda, Dark Lady of the Outer Worlds", con molto contrappunto e qualche tempo dispari, in "Fourth from the Sun" sul classico stile sixties ma con testo perentoriamente allucinato.
Veloci fraseggi d'organo fanno invece da cornice a canzoni melodiose come "Phantom City", con effetti elettronici ricreati con il solo ausilio dell'organo; molto Lesley per simulare ambienti cosmici e planaggi ad alta velocità. Fra canzoni ambientate in misteriose lande popolate d'esseri fantastici ("Planet of Centauri"), complessi intrugli di tastiere sfreccianti ("The Terran"), spagnoleggianti arrangiamenti di “hard prog” ("Strange Things"), i suoni rimangono quasi sempre trasognanti, persino nell'esotica serenata balinese di "Altarra, Princess of the Blue Woman" mentre fantasie maggiormente sperimentali si riscontrano nel lungo capitolo finale che chiude con psicologiche interferenze meta-spazio-fisiche.
Dopo un secondo sfortunato disco pubblicato a suo nome, Julian si dedicò totalmente alle novelle fantascientifiche e a qualche raro thriller divenendo un apprezzato scrittore richiesto molto spesso anche per soggetti televisivi; in Inghilterra i suoi libri sono più apprezzati dei suoi dischi.




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